Villa Castiglioni (P.Vecchio)

Villa Castiglioni (P.Vecchio)

La Villa Castiglioni a Pontevecchio di Magenta appartiene a quella antica tradizione del costruire “la villa di delizia sui Navigli”, che, a partire dalla realizzazione del Naviglio Grande, vide fino all’800 il fiorire delle residenze di campagna dei nobili casati e del clero lombardo, nelle più amene località affacciate sul Naviglio. Lo sviluppo della Villa è strettamente legato alle vicende del Naviglio stesso ed al ruolo che le vie d’acqua, in entrata e in uscita da Milano, svolsero per secoli quali vie di trasporto per i materiali pesanti, di tramite fisico e psicologico tra la città e la campagna, oltre che di fondamentali linee di confine politico. Ha subito nei secoli i molteplici rimaneggiamenti e modificazioni legati alle riconversioni della sua destinazione d’uso, e porta ancora visibili i segni della battaglia di Magenta della quale è stata teatro nel 1859. La storia della sua costruzione è molto antica: un primo nucleo risale all’epoca medioevale in forma probabilmente di un castelletto fortificato, antecedente la costruzione del Naviglio ed a guardia della Valle del Ticino, individuabile da certe tracce nelle cantine della Villa e nella particolare conformazione delle murature sotterranee in mattoni e sasso. La Villa vera e propria venne edificata su queste preesistenze alla fine del ‘500 dai Marchesi Crivelli, da molte generazioni proprietari del fondo, ai quali venne concessa “la costruzione di un torchio e di una cassina nel luogo di Magenta”. Già nel 1637 i Marchesi Crivelli la cedettero alla Curia Arcivescovile di Milano, che ne fece la residenza di campagna dei suoi Arcivescovi. La posizione stessa della Villa che la esponeva in quegli anni travagliati alle continue scorrerie delle soldatesche francesi e spagnole, fece sì che nel 1753 la Curia la cedesse all’ordine dei Frati Gerolimini di Rho meno coinvolti della Curia milanese, nelle vicende politico-militari del tempo. Dopo l’incameramento dei beni ecclesiastici voluto da Napoleone, proprietario della Villa divenne per breve tempo il Marchese Biglia, poi nel 1802 Ambrogio Clerichetti, che la lasciò in eredità al figlio Luigi, architetto, che vi attuò consistenti trasformazioni. Egli realizzò la sopraelevazione dell’ala nobile e numerose opere di abbellimento monumentale specialmente sulle facciate del cortile principale. Confermò la distribuzione al piano superiore attraverso la preesistente scala elicoidale sita nella torretta, scala che per la sua atipicità rispetto alle consuete scale monumentali dell’epoca, costituisce uno degli elementi caratterizzanti la sua architettura. La Villa appare oggi dunque come un complesso di edifici dominato da una torretta slanciata, simmetrica rispetto al fronte sul giardino interno, composto da un organismo assai articolato di diversi corpi di fabbrica aggregati attorno a due cortili. La facciata principale della Villa, assai semplice, presenta due ordini di finestre continue con due porte finestre allineate, che sottolineano gli ambienti di maggior prestigio. All’interno, a piano terreno, si trovano due saloni con pregiate tappezzerie a tempera, l’una a motivi naturalistici di tipo orientale, l’altra con vedute delle città e dei costumi italici, di bella fattura ed in buono stato di conservazione. Acquistata nel 1876 da Gaetano Castiglioni la Villa conobbe un lento e continuo declino fino all’ acquisizione da parte del Comune di Magenta. Dopo importanti opere di ristrutturazione è divenuta sede del Parco Lombardo della Valle del Ticino.