P.zza L.Introini
Ponte Vecchio – 20013 Magenta (MI)
Nel 1903 il Cardinal Ferrari, in occasione della Visita Pastorale, incoraggia don Luigi Introini, allora coadiutore presso la frazione di Pontevecchio, ad iniziare la costruzione di una nuova Chiesa, più ampia di quella deH’Immacolata, capace di contenere soltanto trecento persone. In seguito alle ripetute sollecitazioni della Curia, il Sacerdote, dopo aver sentito il parere degli architetti Giacchi e Parroc-chetti, che, contrariamente al cavalier Castiglioni, si dichiaravano sfavorevoli all’ampliamento della vecchia Chiesa (1), decide, nonostante le critiche, di intraprendere la costruzione di un nuovo edificio sacro. L’ingegner Castiglioni redige, così, un progetto, che il Cardinal Ferrari approva, da realizzarsi sul terreno comperato col denaro delle Consorelle del SS. Sacramento, e l’8 settembre 1908 viene posta la prima pietra (2). Negli anni 1910/11 la popolazione aderisce con entusiasmo alla costruzione del nuovo tempio, prestando gratuitamente manodopera e mezzi di trasporto per i materiali. Durante il biennio 1912/13 è completata la parte muraria con monoliti forati di cemento, mentre manca ancora il tetto, che doveva essere tutto a vista; il Reverendo Introini, infatti, visto l’elevato preventivo, non ha il coraggio di affrontare il completamento dell’edificio. Circa dieci anni dopo, conclusasi la I Guerra Mondiale, si decide la ripresa dei lavori sotto la guida dell’ingegnere Carlo Castiglioni. Si rendono, però, necessarie delle modifiche, sia per la solidità che per l’estetica della Chiesa stessa, e lo studio di queste viene affidato all’architetto Cecilio Arpesani. Data la penuria di fondi, si fa appello alla disponibilità dei parrocchiani, alcuni dei quali si prestano, con dei carri, al trasporto gratuito dei mattoni da Abbiategrasso a Pontevecchio; altri, invece, contribuiscono alla ricerca dei fondi con l’allestimento di pesche di beneficenza. Le difficoltà vengono superate e nel giorno di Natale del 1926, improvvisato l’altare Maggiore, viene celebrata per la prima volta, tra la generale commozione, la Messa che segna il definitivo abbandono della Chiesa dell’Immacolata. Nel 1927 vengono inaugurate le due cantorie, la cappella della Madonna con l’altare, che è lo stesso della vecchia Chiesa deH’Immacolata, il battistero e la bussola della porta centrale. Il 2 luglio 1928 Monsignor Macchi, Vescovo di Andria, inaugura e consacra l’altare Maggiore; in seguito vengono inaugurati la cappella di Maria Bambina, le balaustre ed i due pulpiti. La frazione di Pontevecchio, già staccata dalla Parrocchia di S. Martino nel 1925, viene istituita Parrocchia autonoma dal Cardinale Ildefonso Schuster (3), con Decreto datato 21 marzo 1936 (4), mentre il suo riconoscimento civile avverrà solo il 3 giugno 1937. Di questo stesso anno è la posa della prima pietra del campanile, dedicato ai Caduti della Grande Guerra (5). Con la costruzione del campanile la Parrocchiale è finalmente completata. Nei decenni successivi la Chiesa, pur soggetta a manutenzioni e a modifiche, rese necessarie dai nuovi Canoni della Liturgia e da esigenze di maggior funzionalità, mantiene la sua originaria struttura architettonica, che può essere ancora ravvisata nell’edificio sacro. La Chiesa, a pianta longitudinale ad unica navata, presenta due sporgenze laterali simmetriche in corrispondenza delle cappelle laterali dedicate a S.Giuseppe ed a Maria Ausiliatrice; i due annessi laterali si prolungano sino a formare i vani di servizio tra i quali è compresa la sagrestia. Superando il primo arco trionfale, ci si immette nel diaframma di collegamento con la tribuna del presbiterio, sollevata da due gradini, alla quale si accede dopo aver superato il secondo arco trionfale. L’abside, di forma circolare, è adibita a coro ed è dotata di organo. Le strutture, sia internamente che esternamente, sono rinforzate con muratura di mattoni a vista, in modo tale da creare un movimento di volumi, che ne rende architettonicamente piacevole l’aspetto. La copertura della nave della Chiesa è realizzata con capriate lignee, sulle quali poggiano delle tavole in legno e un superiore manto di tegole. La copertura degli altari laterali, originariamente in canne a botte, è stata rifatta negli anni Ottanta in laterizio armato; la copertura dell’abside è, invece, a volta semisferica con manto di tegole. I pulpiti risultano ora all’altezza del secondo arco trionfale, dopo lo spostamento da essi subito negli anni Ottanta al fine di aumentare la capienza interna dell’edificio. L’altare di recente fattura, antistante a quello originario, nel quale si conserva il SS. Sacramento, è posto al centro del presbiterio e non è più diviso dal corpo della Chiesa dalla balaustra, inizialmente presente, che è stata rimossa (6). L’illuminazione della Chiesa avviene attraverso numerose aperture, sulle quali sono collocate delle vetrate di ottima fattura, raffiguranti diversi Santi e realizzate nella prima metà del XX secolo; la Chiesa si avvale, inoltre, di due rosoni: uno sulla facciata e l’altro posto sopra l’altare vecchio. Esternamente la Chiesa presenta una facciata del tipo “a capanna”, scarsamente decorata; fa eccezione l’ingresso, realizzato con portanti in vivo e capitelli a fogliame. Si segnalano, quali compieta-menti artistici della facciata, la lunetta semisferica sopra il portone d’accesso, contenente un mosaico che rappresenta S. Carlo Borromeo mentre comunica S. Luigi Gonzaga, e due mosaici laterali, realizzati negli anni Sessanta e raffiguranti gli Apostoli Pietro e Paolo.
Tratto da L’Arte del Sacro