
Il mercato che dal 1787 riprese ad attirare operatori ed acquirenti da tutto il circondario fu un episodio fondamentale per la crescita economica del borgo magentino, che sempre più, sul finire del XVIII secolo, stava acquisendo quel ruolo di centralità che ne avrebbe contraddistinto i due secoli successivi. Nel 1788 Magenta ottenne anche il privilegio, “graziosamente permesso dalle Clementissirne Sovrane Intenzioni di Sua Maestà. Imperiale”, di una fiera annuale di bestiami dalla durata di tre giorni, da tenersi sempre sulla piazza nella terza settimana di settembre. E sulla piazza centrale, ribattezzata “Piazza del mercato”, il mercato rimase, ad eccezione del solo mercato delle bestie, che dal 1914 venne trasferito nell’area dinanzi alla vecchia chiesa di San Martino, ovvero l’odierna piazza Kennedy; che per i Magentini divenne la “Piasa di besti”. Saltando in un colpo tutto l’Ottocento, con un solo richiamo alla battaglia del 4 giugno 1859 che sulla piazza ebbe il momento conclusivo, giungiamo a ricordi ed episodi a noi più prossimi. Nel 1927 un elenco delle attività commerciali di Magenta indicava 23 botteghe aperte sulla piazza, oltre ad un aIbergo, tre caffè, due osterie e una banca; tra le botteghe non ce n’erano né di generi alimentari generici (31 in tutto in Magenta) né di frutta e verdura (in tutto 26, soprattutto nelle vie Manzoni e Fornaroli); evidentemente la piazza era un palcocenico più raffinato di quanto fosse il resto del borgo, e lì potevano a giusto diritto aprirsi solo botteghe che fornissero servizi (arrotini, calzolai, vetrai e altri) o che vendessero generi alimentari di una certa qualità (macellai, droghieri, pasticceri). Tra questi ultimi spiccava, sotto i portici, la storica pasticceria Burla, ovvero un pezzo della storia della nostra città considerata per lunga tradizione “al caffè di sciouri”. Il Burla fu per lungo tempo sistematicamente evitato dalla gran massa dei Magentini, che lo avevano in gran soggezione. Prendere un caffè da Burla significava infatti, al tempo del suo massimo splendore, coronare nel migliore dei modi una giornata di gaudio, ed era cosa tanto rara allora per i buoni Magentini, che faceva epoca. Contribuiva assai alla non usurpata fama un’annessa premiata pasticceria, genitrice feconda di fitte schiere di “Burlapanettoni” e di altrettanti battaglioni di prelibate “Offelle Magenta”, specialità della Casa, autentiche delizie dei buongustai.
La posizione geografica di Magenta ha sempre fatto della nostra città un luogo particolarmente favorevole agli scambi commerciali. In epoca romana da Magenta passava l’Itinerarium Antonini che conduceva da Milano a Vercelli e, proprio all’altezza della “mansio” magentina esso s’intersecava con la via che, parallela al Ticino, conduceva alle piazze mercantili del Lago Maggiore. In età medioevale avvenne il famoso storico episodio che nel 1310 vide la comunità magentina accogliere l’imperatore tedesco Arrigo VII qui bloccato per una fitta nevicata nel suo tragitto verso Milano. In segno di ringraziamento l’imperatore consentì a Magenta di assumere la dignità di borgo, ossia di tener mercato e di cingersi di mura. Ma passarono molti anni prima che i Visconti (1410) concedessero in pratica di tener mercato ogni giovedì della settimana unicamente all’esenzione dai dazi.Durante il dominio spagnolo si assistette ad un progressivo svilimento delle tradizionali vie commerciali ed anche la nostra zona si chiuse agli scambi. Dovettero trascorrere altri due secoli per rivedere i mercati sulla piazza di Magenta. Nel 1787 venne richesto il ripristino del mercato settimanale, sia per le granaglie, sia per le bestie, ritenendolo proficuo tanto per il borgo che per le vicinanze. Il permesso fu accordato “per un giorno alla settimana diverso dal martedì (mercato di Abbiategrasso), per aver riconosciuto la vantaggiosa cituazione del borgo, fornito di bei portici e di una grandiosa piazza…” Si decise per il lunedì ed il mercato magentino riprese a funzionare, per mai più interrompersi.