
Com’era la nostra città nel 700 e come si sarebbe presentata ad un visitatore? Alla metà del Settecento il “borgo” Magenta era il secondo per importanza nella zona dopo Abbiategrasso. Aveva forma quadrangolare, formato da 169 agglomerati di case senza mura né fossati attorno, con circa 2.400 abitanti. Il suo territorio, coltivato in gran parte a vite (vigna) presentava numerosi insediamenti di carattere rurale- produttivo: 30 cascine di diverse dimensioni e sistemazioni, 6 mulini funzionanti ad acqua, dei quali quattro per la macina del grano e due per la brillatura del riso. Lungo il Naviglio un piccolo agglomerato di case attorniava il ponte in mattoni e pietre a due archi che permetteva il collegamento con la vallata irrigua che portava al Ticino ed al confine con lo Stato Sardo. Unificato dal punto di vista amministrativo era diviso in due parrocchie. Il suo feudatario Don Francesco Melzi aveva ottenuto il feudo in base al diritto di primo-genitura, dopo che il Re di Spagna Filippo III, l’ebbe concesso alla sua famiglia nel 1619. I suoi privilegi una volta anche economici erano ormai ridotti al solo diritto di nominare un amministratore comunale. Avendo perso nel tempo il diritto alla riscossione di parte di tasse e dazi, aveva l’unico diritto di nominare, fra i nobili possidenti nel borgo, un suo “Sindaco”. Il consiglio che amministrava la comunità era particolarmente ristretto a pochi componenti tutti possidenti: i minori estimati eleggevano due “sindaci rurali” ed un “console” di nomina biennale, mentre come si è detto, il feudatario, in accordo con i nobili, nominava un “sindaco nobile” che aveva una carica vitalizia. Talvolta la durata dei sindaci rurali e del console, che dovevano badare alla conservazione del patrimonio comunale e vigilare sulla giustizia dei riparti fiscali, diveniva pluriennale per mancanza di candidati alla copertura dei posti lasciati liberi, poiché per ricoprirli bisognava risiedere nel comune e saper leggere e scrivere. Di fatto la vita amministrativa era dominata dai nobili che erano anche i maggiori proprietari terrieri ed in particolare dal suo feudatario il quale poteva vantare enorme credito presso il Senato milanese. Le entrate erano garantite dal gettito fiscale. Quello che oggi potremmo chiamare delle imposte indirette era garantito dalla “tassa deirimbottato”: tassa sul vino imbottato e non esportato dal contado. Magenta aveva infatti il 48,12% di territorio che produceva uva. Le imposte definibili come dirette erano invece garantite da una duplice imposizione: l’imposta patrimoniale chiamata “testa morta” e l’imposta personale chiamata “testa viva”. La prima gravava sui fondi agricoli e civili: la seconda era sopportata da tutti i cittadini, abili al lavoro, fra i 18 ed i 70 anni risultanti da appositi registri aggiornati ogni sei mesi.
CASA CRIVELLI-BOISIO-BERETTA Ubicata in via Mazzini al n. 45, la sua costruzione risale al secolo XV. Apparteneva alla famiglia Crivelli (documentata anche dalla presenza dello stemma con il cribo o setaccio posto sulla decorazione del grande camino in pietra serena nel salone della casa) e successivamente ampliata nei secoli XVI e XVIII dalle famiglie Boisio-Beretta. La costruzione è stata completamente ri-strutturata nel 1976. CASA BORRI La sua costruzione risale al secolo XVII e dal 1935 è di proprietà del Comune di Magenta. Oggi è conosciuta come “CASA GIACOBBE” (Via 4 giugno 80) dal nome della famiglia che la rilevò dopo la Battaglia di Magenta (vedi luoghi-casa Giacobbe) CASA BOFFI-PIROGALLI Oggi è più conosciuta come sede del FORNO COOPERATIVO AMBROSIANO in Via Garibaldi al n. 91. Nei secoli XVI e XVII fu di proprietà della fam. Medici. Successivamente passò attraverso diverse proprietà e fu usata sia come abitazione sia come centro direzionale di lavori agricoli. CASE SPREAFICO-MARTINONI Si tratta di tre edifici contigui ubicati in via Garibaldi che, in tempi diversi, furono acquistati dalle famiglie SPREAFICO e MARTINONI. Una delle tre costruzioni risale al XV secolo con aggiunte ottocentesche. CASA CROCE-PIAZZA-LOMBARDI Ubicata in via Garibaldi, fu costruita nel XVII secolo e ulteriormente ampliata nei secoli successivi. Verso la metà del 1800 la famiglia Frigerio adibisce i locali del secondo cortile interno all’allevamento del baco da seta e filatura della seta. CASA MELZI Acquistata dalla famiglia Melzi in parte nel XVI secolo e in parte nel XVII secolo, fu sempre usata come abitazione o come casa di rappresentanza (FRANCESCO MELZI D’ERIL vicepresidente della Repubblica Cisalpina) dai componenti della stessa famiglia. E’ ubicata all’angolo tra Via Garibaldi e Via S.Crescenzia. CASA BERETTA L’edificio è ubicato in via Roma 18. La sua pianta è rimasta la stessa, ma l’ala ad est ora è solo un muro divisorio e l’originario giardino è stato trasformato in cortile dove si affacciano case di recente costruzione. CASA MIRAMONTI Nel 1700 di proprietà Crivelli (faceva parte, come casa del massaro, del patrimonio del beneficiario dell’Abbazia di S. Maria della Pace). La famiglia Miramonti l’acquistò nel 1700 trasformando i locali rustici in locali d’abitazione. Successivamente altre famiglie fecero delle aggiunte, mantenendo gli elementi strutturali del 1700. E’ posta tra via Pretorio (piassa de’ puj) e via Manzoni. CASA ALBASINO La datazione più probabile della costruzione è nel XVII secolo. Il nome le viene dal fatto che nel 1713 i proprietari della casa i De Zecchi, morendo senza eredi, lasciarono in eredità l’abitazione alla famiglia Albasino. Successivamente la proprietà fu spezzettata in diversi rami ereditari. Recentemente la casa situata in via Volta è stata ristrutturata dalla famiglia attuale proprietaria. CASE DE AMBROSIS Blocco di due edifici situati in via Garibaldi ed acquistati nel 1704 da Francesco Antonio De Ambrosis che li ampliò e li abbellì con elementi strutturali e decorativi. L’aspetto attuale è il risultato di successivi cambi di proprietà e rispettive ristrutturazioni. CASA CRIVELLI-REDANASCI-BROCCA Fu casa di rappresentanza durante le proprietà Crivelli e Redenaschi. Nel 1800, attraverso lavori di ristrutturazione e di ampliamento, si trasformò in una vera casa di villeggiatura. Nel 1950, quando si estinse la famiglia Brocca, la proprietà fu lottizzata e in parte acquistata dal Comune. Oggi l’edificio è sede del-l’AVIS e di altre associazioni di volontariato. La porzione prospiciente la via Mazenta è occupata dall’Asilo-nido. CASE MONTI Blocco di edifici collocati sulla via 4 giugno e di una casa situata all’angolo tra la piazza Liberazione e via Roma. Nella prima metà del 1700 furono acquistate due case da nobile e fu istituito un beneficio relativo alla chiesa di S. Francesco. Le case, assegnate a diversi componenti della famiglia Monti con diverse funzioni passarono successivamente ad altre famiglie per estinzione della famiglia Monti. AH’interno di uno dei cortili si trova ancora una piccola cappella fatta costruire alla fine dell’ottocento con i resti dell’oratorio di S. Francesco. CASA DEL MONASTERO DI S. COSMA E DAMIANO Il nome le viene dal passaggio di proprietà dalla famiglia Dardanoni (XVII secolo) al Monastero di S. Cosma e Damiano alla Scala di Milano. Dal 1750 la parte a livello diventa l’abitazione del Rev. Cairati. Durante l’ultima ristrutturazione viene murata la loggia superiore per ricavarne locali di abitazione. Oggi anche la facciata prospiciente la via 4 giugno appare trasformata con l’apertrura di alcune vetrine di negozi. CASA DEL MONASTERO DEI PADRI CELESTINI La fondazione del Monastero dei Padri Celestini risale alla seconda metà del sec. XIV. L’insieme del monastero ha una pianta molto complessa, articolata intorno a due corti ed un giardino. La casa la cui facciata è ubicata sulla piazzetta davanti alla Chiesa Assunta, era l’appartamento dell’abate. In seguito alla soppressione dei beni ecclesiastici i Celestini sono costretti ad abbandonare il Monastero che, dal 1783 viene affittato a diverse famiglie (Monti, Hoffer, Biccinetti). Attualmente è di proprietà di una famiglia di Magenta.