
Il monumento è in forma piramidale, e di aspetto severo quale si conviene ad un ossario, a tale scopo essendo esso destinato. E’ alto 35 metri e largo alla base 8. E’ composto di quattro facciate perfettamente uguali e guardanti i quattro punti cardinali. L’architetto fu il milanese Giovanni Brocca. I lavori cominciati nel 1861 e furono compiuti tre anni dopo. La solenne inaugurazione avvenne il 4 giugno 1872 quando tutte le ossa dei combattenti sparse qua e là vennero raccolte e definitivamente collocate nel sotterraneo del monumento. Una bella gradinata in pietra bevola conduce alle porte d’ingresso: la base è di pietra greggia di Moltrasio, detta nobile, la piramide è rivestita in lastre di pietra d’Angera varietà giallognola. Gli stipiti delle porte e delle finestre e dei bassorilievi sono in pietra di Viggiù. Su ogni facciata il primo bassorilievo rappresenta emblemi militari il secondo cinque corone d’alloro con le iscrizioni:
“All’esercito francese”
“Vittorio Emanuele II e Napoleone III alleati”
“La riconoscenza e la pietà”
“Magenta IV Giugno MDCCCLIX”
Una finestrella circolare sta in cima all’edificio che è coperto di pietra bevola. Si accede all’interno per quattro porte sormontate da una figura di donna che distribuisce corone di alloro. L’interno ha la forma di croce latina: le pareti sono ricoperte di lapidi di bronzo con i nomi dei caduti francesi. Una speciale è riservata al gen. Espinasse, morto poco lungi durante la battaglia, (nel luogo ove cadde l’Imperatore, Napoleone III fece porre un cippo commemorativo). Un’altra lapide è riserbata al gen, Clér, morto nel combattimento a Pontevecchio. Le lapidi vennero fuse a Milano. La volta del monumento è a finto mosaico rappresentante un cielo stellato. Nel mezzo del pavimento si apre un buco circolare: da esso si scende nella cripta sotterranea le cui pareti sono tappezzate da ossa umane. Il numero dei teschi passa i cinque mila. Due scheletri interi occupano parte del suolo; l’uno appartiene ad un colossale Ungherese, l’altro ad un mingherlino Zuavo. La religione accolse sotto lo stesso manto amici e nemici, vincitori e vinti!
La vista di quel sotterraneo, a mala pena illuminato da una piccola lampada che vi cala il guardiano, fa pensare con orrore alle stragi di una guerra. All’interno del Monumento sono raccolti, altresì, diversi oggetti appartenuti ai caduti: razzi, avanzi di racchette, catenelle, speroni, else di spade: vi si trovi anche un cranio appartenente ad una vivandiera francese, esso porta ancora un avanzo di berretto squarciato da una scheggia di bomba. Una scala praticata nello spessore di un pilastro, conduce alla sommità dell’edificio: da quivi per quattro finestrelle circolari si gode una bella vista: l’occhio spazia libero e lontano. Le ampie pianure lombarde, le coltivate campagne, Milano, Novara, Vigevano ed altri grossi borghi paiono ai nostri piedi si seguono per lungo corso le acque del Ticino: si discernono distintamente i monti tra i laghi Maggiore e di Como: e come cornice a questo bel quadro si ergono lontane le alte e nevose cime delle Alpi.
Un altro particolare di Magenta.
Fu nella casa del Preposto che alloggiò Napoleone III; fu là che egli scrisse il famoso proclama agli Italiani, la cui minuta fu trovata dal Preposto Giardini e da lui donata alla Biblioteca Ambrosiana.
da “L’ILLUSTRAZIONE POPOLARE” numero per il XXV Anniversario della liberazione della Lombardia
Milano, giugno 1884
L’Ossario è, insieme alla Casa Giacobbe, il simbolo più conosciuto a ricordo del fatto d’arme del 4 giugno 1859. Sono note le cronache che narrano la posa della prima pietra il 9 febbraio 1862 e, dieci anni dopo, che raccontano il grande concorso di personalità nel giorno dell’inaugurazione, il 4 giugno 1872. Inedita fi nora è la discussione che si tenne in Consiglio Comunale a Magenta quando si dovette decidere l’ubicazione del Monumento, scegliendo tra le due proposte che un’apposita Commissione aveva selezionato. L’atto di nascita dell’Ossario va ricercato nella deliberazione del Consiglio Comunale del 15 agosto 1859, quando si decise lo stanziamento di una prima somma di lire italiane 3000 e la nomina di una Commissione incaricata tanto di raccogliere le donazioni (che avrebbero raggiunto la considerevole somma di oltre 45 mila lire) quanto di procedere all’esecuzione dell’opera, in merito alla progettazione e al sito più idoneo per la costruzione. Per la progettazione si offrì l’architetto milanese Giovanni Brocca (1803-1876), mentre per la designazione della località si accese all’interno della cittadinanza una discussione tale da indurre la Commissione a richiedere l’intervento del Consiglio Comunale. Qui, in data 19 dicembre 1861, sotto la presidenza del neoeletto sindaco Carlo Marinoni, si pervenne a stretta maggioranza alla decisione defi nitiva. Due le proposte su cui gli amministratori furono chiamati a pronunciarsi, poiché due erano stati i terreni offerti gratuitamente. Ecco, nella cronaca della seduta consiliare, di quali fondi si trattava: “Il sig. Giovanni Giacobbe fa presente che, ove l’onorevole Commissione avesse trovato adatto per l’erezione del Monumento in anniversario del memorando 4 giugno 1859 il terreno di sua proprietà di recente acquistato dal sacerdote sig. don Pompeo Beretta, tra la strada comunale di circonvallazione e la strada ferrata, cederebbe gratuitamente uno spazio di pertiche 4 a condizione però che debba in ogni futuro tempo a lui ritornare, o ai suoi eredi, ove il monumento per qualunque causa venisse ad essere tolto. La Commissione delegata, la quale da tempo aveva intavolato pratiche per l’acquisto dalla Società delle Strade Ferrate Lombarde del pezzo di terra di circa pertiche 12 lungo la strada di circonvallazione che mette sulla postale al Pontenuovo, e che già serviva pel materiale di costruzione, fece conoscere verbalmente che la lodevole Direzione della Società era pronta a recedere dal corrispettivo d’acquisto stabilito nei preliminari di trattativa e di dare essa pure gratuitamente l’intero spazio sopra indicato, sempre che ivi venga eretto il Monumento. In tale stato di cose la Commissione, ad esonero di responsabilità ed al fi ne di riconoscere l’universale desiderio, convenne di sentire in proposito il voto del Consiglio” Ecco quindi le argomentazioni proposte a supporto delle due posizioni: “Il consigliere Giovanni Brocca prende la parola e dà lettura dell’operato della Commissione per studiare la località più opportuna, in relazione ai mezzi economici disponibili, concludendo che fu ritenuto dalla stessa come luogo più adatto il terreno che ora sarebbe ceduto dalla Società Strade Ferrate sia per la natura del predisposto disegno (che presenta al Consiglio per l’ispezione) richiedente un largo spazio all’ingiro senza ingombro di fabbricati, ciò che non si conseguirebbe con l’estensione di sole 4 pertiche di generosa offerta del sig. Giacobbe, e di troppa vicinanza ai caseggiati del paese, sia anche per l’evidente vantaggio di potervi adattare un pubblico passaggio a comodo degli abitanti e soprattutto dei forestieri che conseguentemente interverranno all’annuale anniversario del memorando 4 giugno 1859. Aggiunge che nel mentre sa apprezzare i sentimenti di vero patriottismo del sig. Giacobbe nella fatta offerta egli, qual perito in arte, non può fare a meno, per gli stessi sopra esposti motivi, che convenire colla Commissione, e suggerire come località più confacente il posto offerto dalla Direzione delle Strade Ferrate. Il consigliere sig. Banfi Carlo non nega che il progettato disegno richieda per la sua architettura un terreno con un largo spazio all’ingiro, ma fa conoscere che il fondo offerto dal sig. Giacobbe per la sua posizione centrica, in continuazione al paese, in vicinanza alla strada ferrata, ed in luogo elevato, darebbe al Monumento ivi collocato un aspetto più dignitoso, di pronta veduta agli abitanti ed ai forestieri che arrivano e sono di passaggio con la ferrovia nella breve fermata alla stazione; che, se le 4 pertiche sono troppo ristrette, vi è un altro terreno in continuazione di proprietà dello stesso sig. Giacobbe il quale, ove sia ritenuto necessario, interprete dei suoi generosi sentimenti, non mancherà di prestarvi adesione, e che in ogni modo si potrebbe portare una modifi cazione al disegno. Il consigliere Giacomo Bottelli soggiunge altresì che il fondo ceduto dalla Direzione Strade Ferrate si trova troppo isolato, e che per andarvi è d’uopo percorrere una strada ristretta ed angusta appena bastante per i ruotanti, senza possibilità di poter ottenere un allargamento, essendovi da una parte il recente fabbricato di proprietà Zanoni e dall’altra lo steccato della stazione. Vari rifl essi pro e contro le due località vengono fatti dagli altri signori consiglieri presenti, fi no a che il sig. Presidente trovando bastantemente discussa la vertenza, richiama alla votazione, che il sig. Giovanni Brocca domanda che sia per appello nominale”. L’esito fu di nove voti a favore del sito offerto dalle ferrovie contro gli otto favorevoli al fondo Giacobbe che, in mancanza di documentazione più precisa, e sulla scorta degli elementi descritti, dovrebbe corrispondere all’area oggi edificata che si trova di fronte ai giardini pubblici, tra via Cavallari e la ferrovia.