La Filanda e la Bachicoltura

La Filanda e la Bachicoltura

Dal ricordo di Giannino Annoni, figlio del primo direttore della filanda Gerii. “…Era uno stabilimento per la lavorazione dei bozzoli (gaietta) da cui veniva ricavata la seta naturale, sito al n. 51 dell’attuale via Garibaldi, di proprietà dei fratelli Frigerio. L’ultimo di essi, Giovanni, morì nell’aprile dell’anno 1921 e l’opificio, messo in vendita, venne subito acquistato dal Cav. Felice Gerii di una Soc. Anonima con sede in via Carducci a Milano. Il Gerii era proprietario di una decina di medesimi stabilimenti (setifici) situati in vari paesi della Lombardia. Il nuovo proprietario proseguì, incrementandola, I’ attività dello stabilimento e ne affidò la guida al sig. Flaminio Annoni, già direttore di diverse filande nella Brianza. Il setificio di Magenta comprendeva anche un filatoio nel quale lavoravano circa 250 operai, in massima parte donne e ragazze di 15/16 anni; gli uomini, una decina in tutto, erano addetti alle caldaie, ai lavori di meccanica, di falegnameria ed a tutti quei servizi tecnici di supporto. Queste operaie affluivano, oltre che da Magenta, anche dai paesi vicini e dalle cascine Preloreto, Malpaga, Brambilla, Barera, Panteghetta, dalla vallata di Pontevecchio e dai dintorni di Castellazzo de’ Barzi. Esse venivano a piedi portando con sè nella “ealda-rina” il pranzo del mezzogiorno che consisteva in una zuppa condita col lardo, del pane giallo, del gorgonzola o della “basletta”(ritagli di salame). Ai piedi in quel tragitto calzavano i “socur” (zoccoli), mentre d’estate tranquillamente camminavano a piedi nudi. La bicicletta, dato il suo costo elevato rispetto ai salari, era un lusso pressoché inavvicinabile. Con l’avvento della seta artificiale (la viscosa), le filande a poco a poco cominciarono a scomparire. Nella prima metà degli anni trenta anche quella di “Straa San Roceh” seguì la stessa sorte e chiuse i battenti. Per la gran parte le operaie trovarono impiego nel nuovo stabilimento della Snia Viscosa, inaugurato in quegli anni e che segnò non solo l’avvento dell’industrializzazione, ma decretò la scomparsa di tutto un mondo legato alla terra”.