Napoleone III Carlo Luigi Napoleone Bonaparte
(20 Aprile 1808 – 9 gennaio 1873)
Carlo Luigi Napoleone Bonaparte (20 Aprile 1808 – 9 gennaio 1873) fu il figlio di Re Luigi Bonaparte e della Regina Ortensia di Beauharnais, sul trono del regno d’Olanda. Durante la sua gioventù fu membro della carboneria e questo ebbe effetto più tardi sulla sua politica estera. Si sposò con Eugenia di Montijo, una nobile spagnola di origine scozzese e spagnola, Napoleone III ebbe da lei un figlio Eugenio Bonaparte. Venne eletto Presidente della Seconda Repubblica francese (20 dicembre 1848 – 2 dicembre 1852) ed in seguito Imperatore (2 dicembre 1852 – 4 settembre 1870) regnando con il nome di Napoleone III e dando origine al Secondo Impero francese. Fu detto dai critici “Napoleon le petit” (Napoleone il piccolo) Imprigionato dopo il secondo tentativo di colpo di stato (ottobre 1836 e agosto 1840), fuggì nel Regno Unito nel maggio 1846 e tornò dopo la rivoluzione del febbraio 1848 per vincere le elezioni presidenziali del 2 dicembre di quell’anno con un programma che prevedeva un forte governo, consolidamento sociale e grandezza della nazione. Il Presidente Bonaparte il 2 dicembre 1852 mise fine alla seconda repubblica e prese poteri dittatoriali. Divenne poi imperatore esattamente un anno dopo e fondò il Secondo Impero, con il nome di Napoleone III. In una situazione che ricorda quella di Luigi XVIII, il numero dinastico di Napoleone III presuppone la presenza di un legittimo Napoleone II che in effetti, figlio di Napoleone Bonaparte, regnò per due soli giorni e morì giovane in esilio. Il 28 aprile 1855 sopravvisse ad un tentativo di assassinio. Anche Felice Orsini tentò invano di ucciderlo il 14 gennaio 1858. Questo gesto, insieme alla politica di Cavour, finì per spingere l’Imperatore all’alleanza col Regno di Sardegna. L’imperatore venne catturato durante la battaglia di Sedan (2 settembre 1870) e fu deposto dalla nascente terza repubblica a Parigi due giorni dopo. Morì in esilio in Inghilterra il 9 gennaio 1873. È sepolto nella cripta imperiale nella Abbazia di San Michael a Farnborough nella contea dello Hampshire in Inghilterra.
Vittorio Emanuele II di Savoia
Vittorio Emanuele Maria Alberto Eugenio Ferdinando Tommaso di Savoia (14 marzo 1820 – 9 gennaio 1878)
Vittorio Emanuele era il primogenito di Carlo Alberto di Savoia-Carignano e di Maria Teresa d’Asburgo Lorena. Nacque a Torino il 14 marzo 1820 nel palazzo della famiglia paterna e appena nato seguì il padre a Firenze, dove soggiornò per alcuni anni. Partecipò alla Prima guerra d’Indipendenza agli ordini del padre e in seguito alla sconfitta di Novara (23 marzo 1849), quando Carlo Alberto abdicò, si ritrovò sulle spalle la responsabilità del regno. In questa occasione si dimostrò risoluto con il maresciallo Radetzky, evitando al Piemonte un’umiliazione più pesante. Fu principe di Piemonte, duca di Savoia e re di Sardegna dal 1849 al 1861 e re d’Italia dal 1861 al 1878. Durante gli anni che lo separarono dalla proclamazione a re d’Italia fu affiancato da validi ministri quali Massimo D’Azeglio e Camillo Benso conte di Cavour che modernizzarono il regno (sino ad allora tra i più arretrati dell’Italia preunitaria) e portarono la questione italiana agli occhi delle grandi potenze liberali partecipando nel 1854 alla guerra di Crimea contro la Russia a fianco di Francia e Inghilterra. In questo modo il piccolo regno di Sardegna ottenne visibilità sul piano internazionale al congresso di pace che si svolse a Parigi. Queste manovre politiche portarono agli accordi di Plombières del 1858 con i quali la Francia si impegnava ad intervenire militarmente in Italia qualora il Regno di Sardegna fosse stato attaccato per liberare il Lombardo-Veneto. In seguito ad alcuni espedienti messi in atto da Cavour nel 1859 (Accordi di Plombières, 1858) scoppiò la Seconda guerra d’Indipendenza condotta a fianco dei francesi di Napoleone III e che portò alle vittorie di Montebello, Palestro, Magenta, Solferino e San Martino. In seguito all’armistizio di Villafranca voluto da Napoleone III i dissapori tra il re e Cavour spinsero questi alle dimissioni. Nel frattempo il re non ostacolava la spedizione dei Mille (1860) di Giuseppe Garibaldi ma fu costretto a partire con l’esercito piemontese per fermarlo nel momento in cui il generale dimostrò l’intenzione di attaccare Roma, posta sotto la protezione della Francia di Napoleone III, la quale attraverso Vittorio Emanuele (che era essenzialmente francofono) vedeva finalmente coronato il proprio disegno, lungamente perseguito, di controllo del resto d’Italia e del Mediterraneo occidentale in concorrenza con le analoghe mire britanniche. I due si incontrarono presso Teano. In seguito a referendum in tutte le zone insorte del nord Italia Vittorio Emanuele fu proclamato primo re d’Italia per Grazia di Dio e volontà della Nazione il 17 marzo 1861 dal nuovo Parlamento italiano a Torino che diventava la prima capitale d’Italia. La nuova nazione, che usciva dagli anni del Risorgimento, raggiungeva la sua unità, almeno sul piano formale. Vittorio Emanuele II guidò nel 1866 la terza guerra d’indipendenza combattendo al fianco della Prussia contro l’Austria, conclusasi con l’annessione del Veneto all’Italia; dopo aver tentato invano di risolvere pacificamente la crisi con Roma, quando il presidio francese abbandonò Roma a seguito della disastrosa sconfitta della Francia nella guerra Franco-Prussiana, appoggiò, l’azione dei bersaglieri nell’assalto di Porta Pia (20 settembre 1870). Entrò in Roma solennemente il 2 luglio 1871. Dopo la fine dello Stato Pontificio, si trasferì da Firenze, divenuta nel 1864 capitale, a Roma, divenuta nuova capitale, insediandosi al Palazzo del Quirinale. Nel 1842 Vittorio Emanuele II sposò la cugina Maria Adelaide d’Asburgo. Dal matrimonio nacquero quattro figli: Maria Clotilde 1843-1911, che sposò Napoleone Giuseppe 1822-1891 (Principe Napoleone); Umberto, poi re d’Italia; Amedeo, poi re di Spagna. Maria Pia di Savoia che sposò Luigi I di Portogallo Rosa Teresa Vercellana Guerrieri (soprannominata La Rosina o la La bella Rosin) fu una delle amanti del re, da cui discese la linea comitale di Mirafiori e Fontanafredda. Si sposarono morganaticamente a Roma il 7 novembre 1869. Vittorio Emanuele II° morì a Roma il 9 gennaio del 1878, dopo 28 anni e 9 mesi di regno, sulla propria poltrona dopo aver ricevuto l’inviato di Papa Pio IX, che era incaricato di revocargli la scomunica. E’ sepolto al Pantheon con altri Savoia.
Francesco Giuseppe I d’Austria-Ungheria
Franz Joseph I von Österreich-Ungarn
(18 Agosto 1830 – 21 Novembre 1916)
Francesco Giuseppe nacque al castello di Schönbrunn da Francesco Carlo d’Asburgo, granduca d’Austria e da Sofia di Baviera (Wittelsbach). Fin dalla nascita venne considerato erede al trono imperiale in quanto era noto che lo zio Ferdinando (erede al trono) non avrebbe avuto figli. Ferdinando divenne imperatore (Ferdinando I) nel 1835, ma lasciò al Metternich praticamente ogni cura dello stato. Con i moti del ’48, Metternich si dimise e lasciò l’Austria; suo successore fu Felix Schwarzenberg che concesse la Costituzione (poi abrogata nel ’51) e convinse l’Imperatore ad abdicare. Francesco Carlo sia per le pressioni di Sofia, sia perché non aveva alcun interesse alla carica imperiale, rinunciò alla successione e Francesco Giuseppe fu così proclamato imperatore il 2 dicembre a soli 18 anni e in uno dei periodi più turbolenti nell’Europa del XIX secolo. Con l’intervento di Radetzky e Schwarzenberg i moti in Italia (prima guerra d’Indipendenza) e Ungheria vennero sedati e il potere imperiale restaurato. Da allora e per 68 anni Francesco Giuseppe mantenne un potere quasi assoluto sull’impero. Nel 1854 sposò Elisabetta, figlia del duca Max in Baviera e sua cugina prima. Elisabetta fu dall’inizio una figura importante nelle scelte di Francesco Giuseppe, soprattutto nel mutato atteggiamento verso l’Ungheria. Dal 1848 al 1866, la politica di Francesco Giuseppe era volta soprattutto verso l’occidente, al mantenimento dei possedimenti italiani, alla supremazia sui frammentati stati tedeschi. Dopo la morte di Schwarzenberg, però, la politica austriaca diventò sempre più centralizzata e repressiva (processi di Mantova, repressione dei moti del 6 febbraio 1853 a Milano) e furono fatti errori strategici vitali. Il mancato intervento nella Guerra di Crimea isolò l’Austria in Europa, e soprattutto permise al Regno di Sardegna di aumentare la sua influenza con Francia e Inghilterra. Grazie proprio all’aiuto dato in Crimea, il Regno di Sardegna ottenne a sua volta l’aiuto della Francia di Napoleone III nel 1859; la guerra si concluse con l’Armistizio di Villafranca, e con la cessione della Lombardia al Regno di Sardegna. L’anno peggiore per l’Austria fu il 1866 in cui perse Venezia e il Veneto, ma soprattutto perse la guerra con la Prussia di Bismarck (battaglia di Sadowa) e il predominio sugli stati tedeschi. Nel 1871 la Prussia unificò formalmente la Germania come Impero sotto la casa di Hohenzollern. Le sconfitte del 1866 indussero Francesco Giuseppe a occuparsi dei territori orientali del suo stato e soprattutto del mai risolto problema dell’Ungheria. Nel 1867 sotto l’influsso dell’imperatrice e del conte Andrássy si arrivò ad un compromesso (Ausgleich) con l’Ungheria, con cui quest’ultima otteneva una qualche autonomia. Da allora lo stato austriaco venne chiamato Austria-Ungheria.Dal 1870 alla fine del secolo, si passò da riforme federalistiche a ritorni del centralismo assolutista. Nel 1904 si tornò di nuovo a una riforma federale, venne concesso il suffragio universale, ma probabilmente troppo tardi per sopire le rivalità interne che dilaniavano l’impero. Dal 1872 Francesco Giuseppe si era riavvicinato alla Germania e dal 1882 anche all’Italia, firmando con i due stati la “Triplice Alleanza”. Nonostante il parere di molti dei suoi consiglieri, si rifutò sempre di dichiarare una guerra preventiva all’Italia o alla Serbia. Solo l’assassinio dell’erede al trono Francesco Ferdinando avvenuto a Sarajevo per mano di un nazionalista serbo, costrinse l’imperatore, (ormai più che ottantenne) a dichiarare guerra alla Serbia dando così inizio alla prima guerra mondiale. Guerra di cui non vide la fine, né vide la fine del suo impero. Francesco Giuseppe morì a Schönbrunn il 21 novembre 1916.