Il Municipio è il cuore simbolico e concreto della comunità, il centro, in altre parole, del potere ideale e reale. “Municipio” è termine latino, ma l’uso che ne facevano gli antichi romani era diverso da quello corrente-mente utilizzato oggi; per i latini il “munieipium” era un particolare tipo di città, governata da leggi proprie; un primo recupero in età moderna di tale termine si ebbe nel periodo napoleonico, quando venne varata la locuzione “municipalità della Comune di ,e venne formata una graduatoria delle comunità in ordine al numero degli abitanti. Magenta fu municipalità di seconda classe, livello intermedio tra le grandi città e i piccoli paesi. Per il resto, il termine “municipio” per indicare l’edificio sede del Comune è piuttosto recente, usato regolarmente solo in questo secolo o al più sul finire dell’Ottocento. Prima di trovare definitiva collocazione nello stabile storico di piazza Formenti, la comunità magentina ebbe diverse sistemazioni per i suoi uffici e le sue assemblee. Le informazioni certe più antiche risalgono al 1536, nell’occasione del giuramento di fedeltà pronunciato dalla comunità magentina al nuovo imperatore Carlo V; gli abitanti si riunirono allora al cospetto del Pretore e del Console, al suono della campana, “nelle stanza dove si amministra la giustizia ed in cui di solito si tengono le convocazioni e le assemblee e le riunioni del borgo di Magenta per gli affari e le decisioni della comunità”. La giustizia locale era amministrata nell’edificio del Pretorio, di proprietà demaniale prima, feudale dal 1619, comunale dal 1809. Ancora oggi la toponomastica cittadina ricorda l’ubicazione dello stabile, nel centro storico della città, proprio dove la via Pretorio, nel piegare ad angolo retto, si allarga a formare piazza Fontana, al civico n. 4. In un periodo in cui il potere nelle comunità aveva una gestione di carattere personale e privato, non esistevano uffici ove il cittadino potesse recarsi; l’anagrafe era gestita dal parroco e non dal comune, gli atti erano protocollati dal cancelliere, che teneva poi presso di sé l’archivio, e per eventuali lagnanze era più semplice presentarsi dal nobile, padrone delle terre, piuttosto che perdere tempo con consoli e sindaci che facevano comunque l’interesse della nobiltà, quando non erano addirittura loro dipendenti. Essendo Magenta un borgo popoloso, spesso il Pretorio non era sufficiente a contenere tutti i capifamiglia in occasione delle assemblee periodiche, così si utilizzava il cosiddetto “coperto comunale”, uno spazio coperto situato nella piazza principale e adibito anche a ricovero per i passeggeri in tempo di pioggia. La riforma della pubblica amministrazione varata nel 1755 da Maria Teresa d’Austria riordinò alquanto le competenze dei diversi funzionari comunali, ed obbligò a stabilire aH’interno delle comunità un luogo preciso ove conservare tutte le scritture pubbliche, che cessavano in questo modo di essere trasmesse da un cancelliere all’altro col rischio di continue dispersioni. Per la prima volta si obbligava ad identificare un luogo da destinare a centro di servizi e custodia della memoria collettiva. Al tempo degli Asburgo la sede del Comune (ex Pretorio) si trovava al numero civico 1 della via che oggi ha lo stesso nome, in locali d’affitto nella casa d’abitazione del marchese Mazenta (dove oggi c’è il cinema Centrale); non era tuttavia una soluzione ottimale, e neppure il Pretorio restaurato venne ritenuto adeguato. Una soluzione, transitoria ma soddisfacente, venne trovata nel 1847, con la locazione ed il conseguente restauro dell’edificio della ex chiesa di S. Maria Vecchia, proprietà Fornaroli, in posizione centrale e di comodo accesso. Sfruttando gli ampi spazi ricavati dalla ristrutturazione della navata e dell’apparta-mento dell’ex beneficiario, nello stabile al numero civico 159, oggi via Garibaldi 2 (angolo vicolo AnciIlotto), trovarono idonea sede una serie di uffici. La torre campanaria preesistente, alta 15 metri, venne rialzata fino all’altezza di 24 metri ed adibita a orologio pubblico con campana comunale; tale funzione in precedenza era stata assolta dal campanile deM’Assunta, giudicato comunque poco idoneo essendo “posto sulla corrente d’aria del borgo, per cui non di rado avviene che i raggi sonori tanto delle ore che della campana serale anziché spandersi neH’interno del paese vengono dall’aria dissipati nelle campagne esterne”. Il trasloco degli uffici comunali nella sede odierna di piazza Formenti avvenne a seguito dell’acquisto dello stabile (Casa Crivelli-Pec-chio-Martinoni), compiuto nel 1898 dall’Ospedale e Asilo Infantile di Magenta. L’edificio assai ampio ospitò sia tutti gli uffici comunali che le due scuole, maschile e femminile. L’opera di restauro ha consegnato alla città una sede prestigiosa.
Nel 1701 si sa che la casa fu portata in dote dall’ultima discendente della famiglia magentina dei Crivelli, al marito il conte Pecchio. La casa passò successivamente (1783) alla famiglia Martignoni che la vendette all’amministrazione comunale di Magenta nel 1898, dopo aver saputo che quest’ultima era alla ricerca di un luogo adeguato ove trasferire il municipio cittadino. Gli stabili vennero in quell’epoca suddivisi con due destinazioni diverse: l’antica filanda annessa alla casa divenne sede di una Scuola Elementare (rimasta attiva sino al 1983 ed oggi sostituita dal Liceo classico, linguistico, scienze umane e musicale “S. Quasimodo”), mentre il palazzo vero e proprio venne riservato a sede del Comune di Magenta. L’area antistante il palazzo comunale, è stata trasformata nel 2009 in un grande “salotto all’aperto” con l’apposizione di una nuova pavimentazione piastrellata con molte piante e panchine, il che ha consentito di rivalutare l’area come luogo d’incontro della popolazione magentina.