Ai Partigiani

Ai Partigiani

Ogni tanto accade: hai una cosa sotto gli occhi per anni, ogni volta che ci passi davanti le butti un’occhiata senza badarci più di tanto e poi, un certo giorno dici: però! E quel che i tuoi occhi avevano sempre distrattamente guardato ti appare carico di significato. E’ il caso di un monumento collocato al cimitero, proprio di fronte al primo cancello per chi proviene da piazza Kennedy; chi entra, se lo trova immediatamente davanti: un rettangolo ordinato di sassolini bianchi, un piccolo altare, le foto dei partigiani, vasi di fiori, esattamente come in tutte le tombe, e poi un’alta parete, bianca e ruvida, che cattura lo sguardo con figure scolpite che si divincolano nella pietra, contorte, prigioniere e torturate. Sono lì da sempre ma un giorno, complice forse la luce più nitida, la pietra restituisce intatta la tragedia di quegli uomini e di quelle donne che ebbero il fegato di ribellarsi e sognarono la libertà, senza però riuscire a raggiungerla. E’ un monumento ai caduti, drammatico nella sua semplicità, e quando arriva il momento di vederlo davvero, superando la consunta visione di ogni giorno che sfiora la realtà senza farla propria, nasce spontanea la domanda: chi l’ha realizzato? Gli giri intorno, cerchi una firma, una targa, un graffio nella pietra. Nulla di nulla e ci vuole proprio un bel colpo di fortuna per imbattersi nel nome giusto: Andrea Cascella. Il resto è una passeggiata, perché le notizie sull’autore, riassunte qui di seguito, si trovano agevolmente su Wikipedia, nella Treccani e sui libri d’arte. Andrea Cascella, nato a Pescara il 10 gennaio 1919, appartiene ad una nota famiglia di artisti che ha come capostipite Basilio Cascella, pittore, illustratore di paesaggi e genti d’Abruzzo; l’esponente più famoso della famiglia è però Michele Cascella, zio di Andrea, uno dei pittori italiani più popolari e più acquistati, anche all’estero. A questi suoi illustri cittadini, tre generazioni di artisti conosciuti in Europa e nel mondo, la città di Pescara ha dedicato un museo. Andrea iniziò la propria carriera come pittore e come ceramista, prima di dedicarsi alla scultura. Durante la guerra partecipò alla Resistenza nelle formazioni garibaldine dell’Ossola, in qualità di comandante. La sua prima esposizione di opere avvenne nel 1949, presso la Galleria dell’Obelisco, a Roma, dopodiché, ormai affermato, presenziò alla Biennale di Venezia, dove fu premiato nel 1964, alla Galleria Grosvenor di Londra, al Museo Guggenhein di New York e in numerose mostre personali nelle Gallerie d’arte di Milano. Fu direttore dell’Accademia di Brera e commissario alla Biennale di Venezia nel 1972. E’considerato un esponente dell’astrattismo europeo e per le sue sculture predilige la pietra, granito o marmo. Tra le sue opere più belle si ricorda il Monumento ai caduti di Auschwitz, che progettò insieme al fratello Pietro nel 1958. Agli inizi degli anni sessanta, inoltre, realizzò delle sculture per le strutture Olivetti di Düsseldorf e di Buenos Aires. Morì a Milano il 26 agosto 1990. La fortuna, che mi ha fatto imbattere per puro caso in questo artista niente affatto sconosciuto, non mi ha però dato nessuna indicazione sull’opera che noi ospitiamo nel nostro cimitero: nulla si sa ad esempio su quando lo scultore l’ha realizzata, né chi gliel’abbia commissionata, e altri dettagli del genere. E’ troppo sperare in un’altra spintarella da parte della dea bendata che aiuta sì gli audaci, ma anche i curiosi e gli ostinati?

M. Luisa Busti