I Luoghi della Battaglia

I Luoghi della Battaglia

Il primo prototipo di questa segnaletica storica fu presentato il 4 giugno 2000. La Pro Loco, che da tempo ne auspicava la realizzazione, curò il disegno della struttura, l’elaborazione dei testi e delle immagini e l’impostazione grafica. Nel marzo 2001 i dieci pannelli vennero collocati nei diversi punti della città e sono tutt’ora valido ausilio per chi vuole ripercorrere le fasi della giornata del 1859. Il prototipo e successivamente le realizzazioni portano sulla parte superiore la scritta “1859 i luoghi della storia”. Esso fu indicato come simbolo di una unione tra i comuni protagonisti della II Guerra di Indipendenza, attraverso la quale promuovere e sviluppare rapporti sul tema della storia e della cultura in generale. Nel giugno 2003, nel corso del 144° Anniversario della Battaglia, i sindaci di Montebello, Palestro, Magenta, Solferino, il Presidente della Pro Loco Magenta ed il Console Generale di Francia hanno sottoscritto l’atto ufficiale di fondazione dell’Associazione.

Si concretizza, finalmente, la realizzazione di una “segnaletica storica”, come da tempo auspicavamo, per indicare nel territorio magentino i luoghi che furono teatro degli eventi di quella giornata. Rispondendo con entusiasmo all’invito dell’Amministrazione Comunale ci siamo impegnati nella ideazione e progettazione dei pannelli il cui prototipo venne presentato il 4 giugno 2000. In forma necessariamente sintetica, in tre lingue e con il supporto di stampe d’epoca abbiamo illustrato i principali episodi della Battaglia e descrìtto i più importanti monumenti confidando che questo sia solo il primo passo verso la realizzazione di un sistema segnaletico più ampio e completo. 

La piazza del Mercato con i Portici ed i campanili di S.ta Maria Assunta e di S.ta Maria della Pace fu teatro degli ultimi scontri con il nemico incalzato dagli Zuavi e dai Turcos. Cyulaj si ritirò e la sera stessa i reparti dell’Imperial Regio Esercito Austroungarico cominciarono a lasciare Milano. I Magentini seguirono gli scontri nell’abitato dalle finestrelle delle cantine nelle quali avevano trovato riparo. Numerosi Austrìaci, nascosti nei fienili, furono scoperti e fatti prigionieri nelle azioni di rastrellamento che si protrassero per l’intera notte del 4 giugno e per la giornata successiva.

La Battaglia del 4 giugno 1859 fu uno degli eventi determinanti della II Guerra d’indipendenza. Il comando dell’Armata Franco-Sarda fu assunto da Napoleone 111°. L’Imperìal Regio Esercito Austroungarico rispondeva agli ordini del Maresciallo Conte Gyulaj. Dopo la Battaglia di Palestra gli Austriaci arretrarono e stabilirono una linea difensiva tra Ticino e Naviglio Grande. Il 2 e 3 giugno i Francesi passarono il fiume a Turbigo sostenendo i primi scontri. La mattina del 4 attraversarono anche il ponte napoleonico che aveva resistito alle mine e si mossero verso i ponti sul Naviglio Grande. Fatti saltare quelli di Boffalora e Ponte Vecchio, dopo accaniti combattimenti dall’esito incerto i francesi riuscirono a passare sul Ponte Nuovo e su quello della ferrovia solo quando gli austriaci, minacciati sul fianco destro da Mac Mahon, si ritirarono attestandosi a Magenta. Verso sera l’impeto degli Zuavi e della Legione Straniera travolse gli Austriaci che si erano attestati nel cimitero, nella vecchia parrocchiale di San Martino, lungo la ferrovia e in Casa Giacobbe. Sul fianco sinistro alleato presero posizione i Bersaglieri I e l’artiglieria piemontese mentre i reparti asburgici abbandonavano Magenta. Le porte di Milano erano aperte. Napoleone III e Vittorio Emanuele II, 18 giugno sfilarono, vincitori sotto l’Arco della Pace, al Sempione.

Primo edificio a nord del paese, nei pressi della stazione ferroviaria, lungo la strada per Marcallo. Fu caposaldo della resistenza delle truppe austroungariche. Occupato da un centinaio di Kaiserjager (cacciatori tirolesi) fu espugnato dagli zuavi del generale Espinasse che qui trovò la morte. Conserva sulla facciata verso il giardino le tracce del combattimento. La veranda è stata affrescata da G. Campi nel 1887 con allegorie della Campagna del ’59.

Fu l’episodio principale della battaglia. Solo dopo numerosi sforzi le colonne di Mac Mahon e di Espinasse, provenienti da Boffalora e da Marcallo, sostenute dalla Divisione della Guardia di Camou, riuscirono a superare la massicciata della ferrovia ed entrare in Magenta. Verso sera i bersaglieri della Divisione del generale Fanti arrivarono a coprire il fianco sinistro alleato. Nel vallone che costeggiava i bianari (l’attuale via Piemonte) furono sepolti gran parte dei caduti di quel giorno.

Il Monumento Ossario, dedicato all’Esercito Francese, progettato dall’arch. Giovanni Brocca, fu eretto in pietra d’Angera su un terreno offerto gratuitamente dalla Società Ferroviaria dell’Alta Italia. La posa della prima pietra, contenente una pergamena e delle monete d’oro, avvenne il 9 febbraio 1862. Fu solennemente inaugurato il 4 giugno 1872. Al contributo economico dei Magentini si aggiunsero i fondi raccolti dal giornale “La Perseveranza” con una sottoscrizione popolare e quelli donati dal Re Vittorio Emanuele II, dal Comune e dalla Provincia di Milano. Nella cripta riposano, insieme, i resti di 4200 soldati di entrambi gli Eserciti.

Marie-Edme-Patrice-Maurice Conte di Mac Mahon 1808-1893 Comandante del 2YCorpo d’Armata francese. Alla sera del 4 giugno, dopo la vittoriosa battaglia, l’Imperatore Napoleone III lo nominò Maresciallo di Francia e Duca di Magenta. Il monumento in bronzo è opera dello scultore Luigi Secchi di Cremona, il disegno del piedistallo è deU’arch. Luca Beltrami. i due cippi accanto ricordano il Generale Esprit Charles Marie Espinasse, comandante la 2* Div. del 2YCorpo d’Armata ed il generale Jean-Joseph Gustave Clér, comandante la 1* Brig. della 1* Div. della Guardia Imperiale, caduti nel corso della Battaglia.

Nel Cimitero, sulla strada che da Ponte Vecchio portava alla vecchia parrocchiale di San Martino, si erano attestati i soldati del 27° Rgt “Re dei Belgi”, della Brigata Ramming, Div. Schònberger del 3° Corpo d’Armata Austroungarico. Sottoposto all’attacco del 73° Rgt. della Brigata De Martinprey, fu una delle ultime sacche di resistenza che cedette all’avanzata francese. All’interno del Cimitero sono state raccolte le lapidi degli Ufficiali francesi caduti in battaglia: Col. Drouhot Com.te del 65° Rgt, 2* Brigata De Polhes del 2° C d’Armata; il ten. Barone De Vincent del Rgt Zuavi della Guardia; il cap. Menessier dell’B” Btg. dei Cacciatori a piedi; il cap. De Houdetot del 3° Rgt Granatieri della Guardia.

L’antico ponte sul Naviglio Grande che portava al guado del Ticino fu fatto saltare dagli Austriaci verso le 15,30 del 4 giugno. I Francesi della Brigata Jannin con un battaglione della Brigata Clér combatterono contro le Brigate Barone Wetzlar, Hartung e Barone Ramming. A nord del Ponte Vecchio, verso il ponte della ferrovia, cadde il Gen. Clér, il cui corpo fu trasportato alla cascina Scissa. Nei pressi della Villa Castiglioni, dalla cui torretta si dominava l’intero campo di battaglia, fu colpito a morte il Col. De Senneville, Capo di Stato Maggiore del 3° Corpo d’Armata francese.

Gli edifìci adiacenti il Ponte Nuovo ospitavano la dogana austrìaca attraverso la quale passava la strada Vercellese che raggiungeva il Ticino, confine tra il Lombardo-Veneto ed il Regno di Sardegna. Gli Austriaci non riuscirono a farlo saltare come avevano fatto con quelli di Boffalora e di Ponte Vecchio. II Ponte Nuovo rimase cosi l’unico passaggio attraverso il Naviglio Grande con il ponte della ferrovia, posto a sud di quello stradale. Teatro di accaniti scontri dall’esito incerto venne conquistato e perso più volte fino a che i Francesi si attestarono sulla sponda sinistra con la Brìg. Wimpffen e il 2° btg. Zuavi della Brigata Clér.