Nel 1840 venne aperto il concorso per gli aspiranti al posto di commesso nell’Ufficio Poste e Diligenze da istituirsi a Magenta. Tra gli aspiranti vi era Giuseppe Fornaroli, di anni 25, colui che qualche decennio più avanti avrebbe legato il suo nome alla struttura ospedaliera magentina. Così le informazioni trasmesse dal Commissario di Polizia definivano il giovane Fornaroli: “Ha percorso gli studi ginnasiali e la sua condotta morale fu sempre lodevole nei rapporti morali e politici e non si fece rimarcare che per le stravaganti sue varietà, tutte dirette al fine di procurarsi un impiego. Falegname dapprima, indi vetraio, dappoi fabbro, tutt’ad un tratto sensalista colla vista di essere eletto organista del paese, senza effetto; poi corista teatrale, infelice, ed ora petente d’essere commesso salnitraio e finalmente commesso postale”.Vinta la gara per l’aggiudicazione dell’incarico, allo zelo iniziale, suggerito sia dalla necessità di difendere un diritto esclusivo che dalla volontà di apparire in buona luce verso i superiori, ben presto il Fornaroli sostituì un atteggiamento più disinvolto e rilassato, tanto che il 13 ottobre del 1841 gli venne comminata una multa.Anche gli utenti dell’Ufficio Postale magentino non tardarono a trovare motivo di lamentela e successivamente sia la Deputazione Comunale di Robecco, sia il maestro di posta di San Pietro all’Olmo lo accusarono di “ritardato recapito della corrispondenza”, di “mancata emissione degli assegni d’attiraglio (spesa per i cavalli) e di assenze e ritardi prolungati dall’Ufficio.Alle gravi accuse il Fornaroli addusse una serie di motivazioni ed al maestro di San Pietro così rispose:”Se qualche volta mi trovo assente, ho in ufficio qualcuno che mi supplisce, ma se il passaggio avviene di notte e il postiglione non dà segno della staffetta limitandosi il medesimo a domandare del commesso colla voce come fosse un ubriaco o un pazzo, andando col cavallo per mano, la qual cosa succede spesso, perchè le staffette procedenti da San Pietro sono servite da un rozzo stalliere incapace di suonare la cornetta che non porta nemmeno presso di sè, in tal caso non posso essere avvertito nei debiti modi”.Al di là del tono pungente della replica non è difficile immaginare la scena dello stalliere che si aggira nottetempo per il centro di Magenta gridando ad alta voce: “Fornaroli! Fornaroli!…H’ì vist in gir al Fornaroli?”Nel 1850 la morte del padre Paolo Gaspare, che lo lasciò unico erede, avviò il Fornaroli verso nuovi obiettivi e nuove occupazioni tanto che fu sospeso dal suo incarico all’Ufficio Postale. Il Fornaroli dovette anche subire un processo presso la Pretura Penale di Milano insieme al suo sostituto e amico Luigi Formenti “essendosi avverati sospetti i malversazioni …” Il processo si concluse con la condanna all’arresto e ad una multa del Formenti, mentre il Fornaroli, futuro benefattore del nostro ospedale, se la cavò con l’interdizione dai pubblici uffici.
Nella Magenta di fine Ottocento, in cui la possibilità di concretizzare progetti e migliorie sociali si scontrava con la cronica carenza di risorse finanziarie, ebbe un ruolo di primaria importanza l’intervento privato, in tutte le sue forme. Tra le elargizioni a scopo benefico, la più ingente fu quella disposta da Giuseppe Fornaroli a favore dell’Ospedale e dell’Asilo locali; grazie alla somma lasciata dal primo grande benefattore della storia magentina, entrambe le strutture poterono superare la situazione di difficoltà, se non di stallo, in cui si erano ritrovate all’indomani della loro fondazione. Giuseppe Fornaroli seppe conquistarsi abilmente fama e ricchezza grazie a un’indole sempre irrequieta, ad un grande spirito d’iniziativa ad alla continua ricerca di nuovi ambiti in cui affermarsi. Egli seppe collocarsi nella buona società magentina, grazie al matrimonio con Teresa Monti de Lyon, di nobile ed antica famiglia. A partire dal 1850, quando cominciò ad amministrare gli esigui beni lasciatigli in eredità dal nonno Vincenzo, Giuseppe Fornaroli attuò una serie di fortunate operazioni di compravendita che gli consentirono di accumulare un discreto capitale, investendone una buona parte, con rendite assai lucrose, in azioni carbonifere. Scelse così, per meglio seguire i suoi affari, di spostare la sua residenza a Milano, rimanendo tuttavia legato a Magenta attraversi i banchi del Consiglio Comunale, cui partecipò con continuità fino agli ultimi anni di vita. Le sedute del Consiglio erano per lui un vero e proprio ritorno a casa, visto che gli uffici amministrativi e la sala di riunione erano ospitati nella sua casa magentina. Le sue prime disposizioni testamentarie, tuttavia, sembrarono dimenticare il legame con Magenta; non avendo né figli, né nipoti, il Fornaroli aveva stabilito di lasciare tutto il suo patrimonio all’Ospedale Maggiore di Milano. E così probabilmente sarbbe stato, se non fosse intervenuto, in modo autorevole, un altro personaggio cui Magenta deve molto per quello che fece e per quanto intraprese affinchè altri facessero: Don Cesare Tragella. Egli, grazie all’amicizia con il Fornaroli e all’autorità morale garantitagli dal suo ruolo, seppe convincere il testatore a rivedere le sue volontà, dirottando verso Magenta la quasi totalità del suo patrimonio. Il Fornaroli prima accondiscese alle energiche argomentazioni del Tragella, nominandolo addirittura erede universale, poi, di fronte al giusto rifiuto del parroco, ritoccando definitivamente nel 1892 le sue volontà, nel nuovo testamento olografo, designò quali eredi universali l’Ospedale Comunale e l’Asilo infantile di Magenta, con la clausola che essi avrebbero portato il suo nome. Tra gli esecutori testamentari, incaricati di curare la corretta destinazione del lascito, assegnò un ruolo primario all’amico don Tragella, che così finalmente poteva vedere concretizzato il suo proposito di beneficare i Magentini, attraverso il potenziamento delle due indispensabili strutture. Giuseppe Fornaroli morì nel 1896, all’età di 81 anni. Con il suo ingente capitale, l’Ospedale e l’Asilo iniziarono una fase nuova, sicuramente più prospera, di una storia che dura ancora oggi.