Il calendario liturgico proponeva ai fedeli una ricca serie di solennità da santificare con riti e cerimonie prestabilite. Le celebrazioni festive inoltre sottolineavano la stretta connessione tra evento religioso e attività umana, che nella nostra zona era esclusivamente legata alla vita agricola. L’inizio del ciclo dell’anno agricolo coincideva con i primi di Novembre, secondo una abitudine arcaica risalente alle prime culture agricole celtiche; la liturgia cattolica, ponendo all’inizio di Novembre le feste di Tutti i Santi e la Commemorazione dei defunti, faceva sì che si pregassero perché intercedessero per i vivi nella loro vita quotidiana. Il Natale era festa da trascorrere in famiglia nel riposo dell’inverno e nella dimensione raccolta del lavoro. Le altre solennità religiose, distribuite nell’arco dell’anno liturgico, seguivano una precisa gerarchia al vertice della quale stavano la Settimana Santa, la Pentecoste e il Corpus Domini, cadenti nel periodo più importante e delicato della stagione agricola. Nel rito Ambrosiano con la domenica delle “Ceneri” si apre il periodo delle astinenze, del magro, del digiuno, che venivano ai tempi, rigidamente rispettati. I riti della Quaresima e della Settimana Santa costituivano una variante rispetto al ciclo primaverile. In esso si inseriva il pellegrinaggio popolare alla chiesa della Madòna da l’Aquanegra, a ricordo del miracolo. I momenti culminanti della vita religiosa erano tuttavia le processioni, sia per la loro dimensione corale, sia per il vivo sentimento religioso. Tra le processioni solenni (tuttora sopravvissute) aveva assoluta preminenza quella del Corpus Domini, in cui erano trasportate per il paese le immagini dei “misteri” (raffiguranti la passione di Cristo), di pari importanza erano le processione del Venerdì Santo nella quale si portava a mano il “cruson” [\a croce di Cristo). Tali manifestazioni sono ancora oggi celebrate con profonda partecipazione popolare. Nella settimana successiva alla Pasqua era abitudine recarsi a piedi, alle prime luci dell’alba, in processione a Corbetta presso il Santuario della Beata Vergine dei Miracoli per ricevere l’indulgenza plenaria visitando il santuario. Nel corso dell’estate si festeggiava, e si festeggia ancora, Santa Crescenzia compatrona della città. La tradizione vuole che alla santa siano portati in dono la cera per le cerimonie liturgiche, paramenti ed arredi sacri acquistati grazie alle offerte della popolazione magentina raccolte dalle questuanti. Una rigida struttura organizzativa curava i diversi aspetti della vita religiosa magentina. Nulla era lasciato al caso, perché la fedeltà ai riti sembrava ai nostri avi la miglior garanzia per ottenere, con il concorso della preghiera comune, la grazia di una vita dignitosa pur nella sua semplicità.
