Famiglia Crivelli

Famiglia Crivelli

(Umberto Crivelli) Milanese, fu eletto papa in un periodo di intense lotte tra la Chiesa e il Barbarossa. Non risiedette mai a Roma e morì a Ferrara dopo soli ventitré mesi di pontificato, pare stroncato da un attacco cardiaco per aver appreso che Gerusalemme era nuovamente caduta in mano ai saraceni. Fu sepolto nel duomo della città. Casata tra le più importanti della Milano medioevale e moderna, a Magenta i Crivelli possedevano molti fondi e detenevano il patronato della chiesa abbaziale di Santa Maria della Pace, edificata verso la metà del Cinquecento e dotata con i beni di Bernate Ticino assegnati nel 1186 da Papa Urbano III, al secolo Uberto Crivelli, probabilmente nativo di Magenta. Nel corso del Quattrocento i nobili Crivelli furono i principali interlocutori in Magenta dei Duchi di Milano, detenendo per un lungo periodo la podestaria; le cronate ricordano un Niccolò Crivelli che nel 1455 ospitò nella sua casa magentina i duchi Sforza.Tra gli atti notarili si ritrovano parecchi documenti che testimoniano passaggi di proprietà in cui compare il nome dei Crivelli. Nel 1498 un certo Michele Crivelli appare come proprietario di un mulino nella Valle di Magenta. Nel 1561 in un atto di trasmissione testamentaria si riporta il nome di Cristoforo Crivelli che lascia al figlio Danese: due case in Magenta (tra cui lo stabile adibito a Municipio), vigne, prati, boschi, diritti sul porto fluviale di Boffalora ed un mulino “da macinare il grano”. La mole di lavoro doveva essere piuttosto ingente, e a suffragare questa ipotesi c’è un altro dato: l’attività legata alla macinazione era esclusiva: tutti i terreni agricoli di proprietà Crivelli situati in prossimità del mulino erano lavorati da affittuari diversi, facenti capo alla Cascina Granda, altrimenti detta “da prati”. Durante il Seicento il ramo magentino dei Crivelli non beneficiò, com’era inceve accaduto nei secoli precedenti, di una salda discendenza maschile, e finì per estinguersi con Maddalena Crivelli che, andata sposa nel 1703 al conte Luigi Pecchio, portò al marito tutto l’ingente patrimonio trasmessole dagli avi.